SVIZZERA 1972
BUCHI NELL' ERBA

Ci destiamo nell'Ostello della Gioventù di Martigny, un ranch in mezzo a campi contornati dalle Alpi. In viaggio il PRIMO RISVEGLIO immancabilmente regala stupore ed eccitazione, è l'alba dell'avventura. Freschi come rose, ripercorriamo con la Mini il sentiero tra le staccionate, l'erba alta fruscia sotto la carrozzeria.

Siamo quattro ragazzotti ruspanti: Enrico e Manrico (futuri medici), Mino (futuro vigile). E al volante io, al debutto in veste di pilota.
L'ansia dei preparativi, le nostre case, i saluti, la partenza dal paesello, tutto cancellato dalla lunga dormita nei letti a castello della camerata. Il fruscìo dell'erba alta ci dà un senso di euforìa. Abbiamo davanti un pezzo di primavera in piena libertà nella diletta Svizzera, la Porta del ^Nord^, paradiso delle Valchirie.
( Ieri l'attraversamento del confine è stato emozionante. Prima di varcarlo abbiamo appiccicato a fianco della targa l'adesivo ovale con la I <Italia>. Un rito di passaggio. )
Anche nelle notti a venire dormiremo negli ostelli, dove conosceremo capelloni a zonzo per l'Europa in autostop e fanciulle bionde scappate di casa.

La colonna sonora dell'avventura ce la fornisce un MANGIANASTRI portatile a pile, il massimo della tecnologìa del tempo. Una sera, dopo cena, lo posiamo sul tavolo della mensa e Mino fa partire "Harvest" di Neil Young, che ha registrato da un disco appena uscito. Lo ascolta con noi un ragazzo americano. Da sei mesi è in giro da solo, "Harvest" lo sente per la prima volta. Ascolta rapito Neil che canta ♫ take it down to L.A. ♫ e due lacrimoni gli brillano negli occhi e colano giù.

La Svizzera, tutta a puntino tra grandiosi scenari, non ci delude. Faccio un esempio: a Biel la cameriera del ristorante, una sana "DONZELLETTA che vien dalla campagna" strizzata in un corpetto con le roselline ricamate e il pizzo debordante, per porgerci il menù china sui piatti "il petto e il crine". In quell'attimo fuggente vedo riverberare una luce stranissima nello sguardo dei miei amici che balbettano qualche parola in un improbabile tedesco nel tentativo di ordinare una bistecca al sangue.
E' una limpida giornata di sole. Percorriamo in auto una conca di dolci colline verdi con le Alpi innevate sullo sfondo. Su un "ERMO COLLE" scorgiamo una chiesetta bianca, piccola piccola. Deviamo sulla stradina secondaria e saliamo lentamente, curva dopo curva.
In cima la vista si estende su "interminati spazi": i monti e la vallata e le due serpentine d'asfalto. A perdita d'occhio nessuna casa, nessuna macchina, "sovrumani silenzi" e "profondissima quiete". Solo noi quattro e la chiesetta bianca e intorno un magnifico manto d'erba alta. Che bello! Ci stendiamo nel prato l'uno accanto all'altro a contemplare l'infinito.

Non passa più di un minuto e il silenzio è rotto dal rumore di un motore. Alziamo il busto e ci mettiamo a sedere. Sulla stradina sale velocemente, curva dopo curva, una Wolkswagen nera. Sale, sale... infine (è inevitabile) arriva.
Inchioda a fianco della Mini. Sbuca fuori un ometto coi baffi, rosso in faccia, furibondo. Con la voce sgraziata del sergente che ti butta giù dalle brande, puntando il dito grida:
< Italiani maledukati, ke date del TI a tutti! >
Destati bruscamente dal sogno, balziamo in piedi e guardiamo dietro: nel magnifico manto d'erba alta ci sono quattro lunghi buchi !!!!
Mortificati, vorremmo dire all'ometto: < Pietà, Führer, ti tiriamo su i fili ( nooo ) ... LE tiriamo su i fili d'erba a uno a uno... > ma ci esce solo qualche sillaba confusa.
La schiacciata non è raddrizzabile... bisogna aspettare la prossima primavera!
