TANNA (VANUATU) 2009
NELLA BOCCA DEL VULCANO

Sono a Tanna, un’isola delle Vanuatu sperduta nel Pacifico. All’uscita del piccolo aeroporto siamo in sette in attesa. Viene a prenderci Luis, il proprietario del campeggio, con il suo camioncino. Saliamo sul cassone dietro e, dopo un’ora e passa di sballottamenti sullo sterrato e oscillazioni in curva, arriviamo a destinazione. A me spetta una capanna nel bosco.


Un pomeriggio Luis mi trasporta con il suo camioncino alle falde del vulcano Yasur. Ha premura. Mi lascia giù, mi indica un sentiero e se ne va per i fatti suoi. Ritornerà dopo il tramonto per riprendermi.

Salgo sotto il sole lungo un sentiero sconnesso, carrabile nella prima parte, camminando sulla lava scricchiolante. Finalmente in cima, seguo una traccia fino al bordo del cratere.
È un enorme buco, un baratro spaventoso di cui non si vede il fondo. La terra trema. Salgono dal basso violenti rimbombi di tuono e nel fumo mitragliate di sassi partono come proiettili verso l’alto, passano a due palmi dal mio naso (così sembra), schizzano verso il cielo e poi ricadono nella fornace. Sono l’unico essere umano a tu per tu col vulcano. La voragine infernale mi respinge e insieme mi attrae... volare, essere risucchiato dal vuoto caldo e laggiù sparire... è una sirena seducente per un uomo solo e abbandonato...
È meglio che mi sieda, magari mi gira la testa e finisco davvero giù nel burrone! Arrivano i turisti, che si dispongono in fila sul bordo del cratere. Il mio idillio col vulcano è finito.

Il sole tramonta dietro la sagoma scura. Scende la notte. I lapilli “diventano” incandescenti e dal fondo rossastro e palpitante schizzano su come proiettili infuocati sullo sfondo nero pece. È buio pesto. Fiamme, fumo, tuoni. Spaventoso.
Arrivano gli autisti a riprendersi i turisti, ma Luis non si fa vivo. Vanno via tutti.
Rimango solo con il vulcano, gli parlo come a un vecchio amico , ora sono appagato e sereno.
Presto mi incammino per raggiungere gli altri. Ho una pila debole e, con il mio scarsissimo senso dell’orientamento, da solo mi perderei di sicuro e stavolta finirei male veramente. Raggiungo gli ultimi della fila, arriviamo ai camioncini. Mi faccio dare un passaggio. In fondo alla discesa incrociamo il mezzo di Luis, che sta salendo in senso contrario. Si fermano e si affiancano. Due bigliettoni all’autista e passo di là. Ritorniamo nella notte al campeggio.
Le stelle sopra la capanna sembrano una manciata di lapilli incandescenti.


