NEW ORLEANS (USA)   1975

MARGHERITE A CONTATTO


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Insieme al pellegrinaggio in India, il viaggio attraverso gli USA “coast to coast” (da costa a costa) è il massimo per i giovani degli anni settanta.

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Io e l’amico Mino, uno sbarbatello capellone, partiamo zaino in spalla. Il mio è uno zainetto da montagna, peso a pieno carico: 4 chili e 2 etti. Mino nel suo ci infila “Sulla strada” di Kerouac da rileggere via via nei vari posti. Per l’orientamento abbiamo solo una cartina grande come un fazzoletto, nessuna guida.

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Pantaloni attillatissimi e maglietta, saliamo sul primo aereo della vita. Da Montreal viaggiamo verso il Pacifico sui bus Greyhound per giorni e giorni. A Detroit attraversiamo il confine tra Canada e Stati Uniti, poi i campi di grano dello Iowa, le luci nella notte dei casinò di Reno Nevada e infine la meta sognata: San Francisco, la città degli hippies, del surf e dei Beach Boys!

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Dopo scendiamo fino a Los Angeles e rifacciamo il “coast to coast” a ritroso più a sud. Il Grand Canyon, l’interminabile Texas e, prima di risalire a New York e Montreal, ci addentriamo nella misteriosa NEW ORLEANS.

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Cala la sera. Siamo nel quartiere francese e per una volta ci concediamo qualche lusso. Cenetta a base di ostriche gratinate. Poi un tour nelle strade del peccato. Qua e là si sente un clarinetto o l’assolo di una tromba, ritmi di blues e dixieland, roba da neri. Ne siamo fortemente attratti, però siamo ancor più attirati dai locali notturni hot. Si vede una gambetta spuntare da un uscio, dietro le tende sta succedendo qualcosa su un biliardo. Io sono ipnotizzato da Miriam, una fanciulla con delle tettone inverosimili, che mi guarda fisso da un cartellone all’ingresso. Noi siamo due polli da allevamento in parrocchia, non abbiamo mai frequentato un locale notturno equivoco... Dai, stavolta ci buttiamo!

Seduti sulle poltroncine in penombra, aspettiamo... Entra in scena Miriam, trucco pesante e curve prorompenti, fasciate in un accappatoio scarlatto. Alle sue spalle troneggia un enorme calice di plastica riempito a metà di acqua azzurrina. Si esibisce nello strip, e zac!... resta vestita di poco: slip e due margherite di stoffa sui capezzoli.
Le luci si accendono sopra gli spettatori. Miriam punta il dito e dice non so cosa in inglese, intuisco che cerca un partner tra il pubblico per lo spettacolo. No, non è possibile... dev’essere uno qui vicino! Lei persiste, sollecita, mi fissa con il suo sguardo ipnotico... Aiuto, sono proprio io l’uccello del gioco!

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Mi alzo e, tra l’attonito e l’affranto, salgo i 5 scalini e mi trovo sul palco. Miriam mi accoglie con un largo sorriso rosso-fiamma. Entra con movenze felpate dentro il calice, si sdraia con il braccio penzolante fuori dal bordo, mi porge una spugna chiedendomi qualcosa che non capisco bene ma non posso non capire.
Parte una musica ruffiana e...comincia lo spettacolo! Che consiste solo in questo: con la spugna io insapono il corpo della fanciulla percorrendone ogni curva. La spugna cade nell’acqua, mi faccio prendere dalla foga, continuo a insaponare con le mani. Forse non era in programma. Lei ripesca la spugna e me la rende. Torno all’opera con l’attrezzo. Lavata e profumata, Miriam esce dal calice, si avvicina a me, mi porge un asciugamano rosso e la strofino tutta.

Quando lo show sembra concluso... colpo di teatro! Gli eventi precipitano. Per darmi un premio adeguato, la fanciulla mi sbatte le tettone sulla faccia, si dimena. Che razza di silicone usano di questi tempi? Le poppe sono più dure del marmo! Sono un pugile suonato tra due sacche pesantissime che mi sballottano sul naso, sugli occhi... Temo il peggio per le mie lenti a contatto.

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Finalmente Miriam si placa... le è caduta a terra la margherita sinistra! Rullo di tamburi. Il fascio di luce dei riflettori illumina la parte alta dei miei pantaloni attillatissimi. Pernacchia della tromba. Il pubblico applaude.

Miriam mi lascia con un bacio: col rossetto mi timbra la guancia. Scendo i 5 scalini frastornato e orbo... la lente a contatto destra mi è uscita di posto.
Che disastro il sesso estremo!Article Image


(di questo viaggio esiste solo una foto originale, “incorniciata!”)