INTRO

1 - MAPPAMONDO E ATLANTE

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Sono ormai giunto al giro di boa, quando tutta la vita ti scorre dietro, pensi ai bei tempi e hai nostalgia del sesso... Lasciatemi sparare le ultime cartucce da vecchio cowboy. Ora mi faccio bello e cerco di alimentare il mito del viaggiatore.

Le storie che racconto sono tutte vere, anche nei dettagli. Magari sono colorate con un aggettivo in più, però i nomi e i verbi stanno tutti al loro posto a narrare puntualmente quanto mi è accaduto. Le foto le abbiamo scattate durante i viaggi, molte illustrano momenti del racconto. Sono genuine, non taroccate, escluso il cielo di qualche vecchia diapo ingiallita che ho dipinto di un blu troppo carico, come fanno gli archeologi per distinguere il pezzo originale dal restauro.



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Ma cominciamo dall’inizio: da bambino papà e mamma mi hanno regalato un mappamondo con la lampadina dentro che facevo ruotare con curiosità. A 11 anni mi hanno comprato l’atlante che ho consumato pagina dopo pagina, percorrendo con il dito oceani e continenti. Conoscevo tutte le capitali, ma era solo teoria, sogni di carta.
Ero casalingo, poco sveglio. In terza media siamo andati in gita scolastica a Lugano. Ero spaesato e non ci ho capito niente, non so nemmeno se ho visto il lago. Prima del militare girare a Genova da solo per me era un’impresa, se finivo nei vicoli non mi trovavano più...



2 - ANDIAMO AMICO !

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A darmi la spinta verso il mondo è stato l’amico Carlo. Abitava sotto e dopo cena veniva su. Seduti sul divano, per ore fantasticavamo di fanciulle e viaggi. Erano i tempi dei Beatles. Londra era il suo chiodo fisso, sosteneva che potevamo raggiungerla in macchina (lui aveva la patente). La cosa mi attirava tantissimo, ma mi sembrava un’impresa impossibile... E invece una mattina di settembre siamo partiti a bordo della 500, allo sbaraglio. E siamo tornati sani e salvi, con gran sollievo di mamme e nonne. Che sballo!
Ormai il tarlo mi era entrato nel cervello, non potevo più guarire dalla malattia. Per 10 anni ha viaggiato attraverso l’Europa prima con Carlo e poi insieme a Mino, ho preso la patente e ho pilotato le mie scassate Mini.


3 - LÀ OLTRE CON ISABELLA

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Quando ho sposato Isabella ho cominciato a vagabondare con lei. Io ero l’organizzatore ma lei collaborava: occhio attento, prontezza di riflessi, belle foto. Mi teneva le spalle coperte.
Purtroppo, restando fermo il principio di cambiare sempre destinazione, l’Europa si era ristretta e non sapevamo più dove andare, l’entusiasmo scemava. Durante un giro in Baviera ho toccato il fondo: avevo delle scarpe scomode che mi facevano male, ne ho comprato un paio orribili con la punta quadrata più larga del tacco, pensavo di essere entrato in un film di Charlot. The end. Fine di un’epoca gloriosa, cara Europa.

Certo, là oltre si estendeva un immenso territorio da esplorare, l’Asia, l’Africa, l’America Latina, l’Oceania. Avevo divorato i servizi di Walter Bonatti sulla rivista Epoca. Mi ero perso in quelle fotografie: le cime della Patagonia, le foreste di Tahiti, i tempietti di Bali. Sognavo con il cuore stretto pensando: non andrò mai in quei posti favolosi... Perché? Per i pericoli, le malattie, le difficoltà nei trasporti e negli alloggi. Mi sembravano mete irraggiungibili, fuori portata per me, come Londra a 20 anni.

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Dei viaggi organizzati non se ne parlava proprio, non ci garbava essere sballottati come pacchi. Avevo in mente la Thailandia... Ero titubante. Come Carlo sul divano di casa, in piazza San Matteo a Genova Isabella mi ha dato la spinta e siamo entrati in agenzia e abbiamo prenotato i voli!
Siamo atterrati a Bangkok con l’adrenalina ai massimi livelli. Mille precauzioni, come fossimo entrati in un reparto di malattie infettive. Timori anche nel fare la doccia (non inghiottire l’acqua!) e nel lavarsi i denti. Poi la popolazione sorridente e cordiale, il clima caldo a Natale, le pagode dorate ci hanno fatto rilassare. Niente diarrea, nessun incidente, perfetto! E da lì è cominciata la serie dei viaggi intercontinentali. Sfruttavamo tutti i giorni delle vacanze scolastiche.


4 - SINGLE MAN

Dopo la separazione da Isabella mi sono messo a vagabondare da solo. Ho sempre ammirato i viaggiatori solitari, ma mi sembravano bestie rare. Sostenevo che è meglio viaggiare in due, girovagare insieme, cenare e dormire insieme, confrontarsi. Rimango della stessa idea: una coppia affiatata è l’ideale. Tuttavia viaggiare da soli ha anche dei vantaggi: più compagni ruotano intorno a te, più fai gruppo, più rimani sottovuoto nel barattolo, isolato e sordo rispetto all’ambiente circostante. Se sei solo in una strada affollata dell’India e non guardi la punta dei tuoi piedi, intorno a 360 gradi è solo India, assorbi voci colori odori come se tu ti fossi sciolto nel calderone e non esistessi materialmente.

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Ultimamente i viaggi strani con problemi di visti e di trasporti (come in Sudan e in Bhutan) li ho fatti con i gruppi di Avventure nel Mondo, adattandomi con fatica ai tempi stretti e alle sveglie mattutine.


5 - QUALCHE DOMANDA?

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Vi prego, domandatemi quanti paesi ho visto, così posso vantarmi! Fino al 2015 ho visitato 117 paesi e, mettendo in fila tutti i giorni di viaggio, sono stato via oltre 9 anni. La “gita” più lunga? Il giro del mondo in solitario nel 2009/2010, durato 6 mesi e mezzo.
Non sono soggiorni al mare o in montagna ma esperienze di “nomadismo”, oggi qua domani là, cambiando hotel ogni una o due notti, con soste prolungate solo nei siti importanti. Ritmi comunque lenti, senza l’acqua alla gola, niente tirate, con tutto il tempo per guardarsi intorno e riposare.

Ho sempre prenotato in agenzia solo il volo aereo A/R. Prima di possedere il computer non riservavo neppure la prima notte in albergo. In un viaggio di movimento le prenotazioni a catena sono una gabbia stretta: ogni giorno devi assolutamente arrivare in quel posto prefissato e, se per strada ti appare un miraggio stupefacente o ti imbatti in una cerimonia straordinaria, puoi fermarti solo per pochi minuti e poi via!

Inconvenienti?
Pochi. Magari uno stress che finisce bene e che fa parte dell’avventura.
Girando in automobile è tutto più facile: al tramonto, se non trovi l’albergo puoi sempre dormire in macchina, hai la tua casetta sulla testa. Tuttavia in tanti anni ho passato la notte in macchina soltanto 3 volte e solo perché non volevo spendere più di 100 dollari per un hotel.

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La faccenda si fa seria quando viaggi a piedi col tuo bagaglio: non trovare l’albergo significa dormire sotto le stelle (con le iene che ti annusano). In questi casi ci si sposta con i bus a lunga percorrenza o con i treni, insieme alla gente del posto. Arrivati alla stazione (immancabilmente a qualche chilometro dal centro) si cerca un taxi, si mostra all’autista il bigliettino con il nome e l’indirizzo dell’hotel, si contratta il prezzo della corsa e si va a destinazione con qualche punto interrogativo in testa: “sarà una bettola?” e soprattutto “ci sarà posto?” Ho constatato che esiste una legge non scritta: dappertutto l’offerta dei letti è superiore alla domanda. Mai dormito sotto le stelle. Sarò bravo o fortunato?
Per organizzarsi occorre un buona guida (libro), la migliore è la Lonely Planet che ti indica alberghi ristoranti stazioni con mappe e dati.

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E la lingua?
Io parlo un inglese maccheronico di pura sopravvivenza. Posso dire candidamente SNAKE (serpente) al posto di SNOW (neve). “Nevicano serpenti?” può chiedersi l’interlocutore. Che per fortuna è un tassista o un passante che a sua volta parla un inglese zoppicante. Alla fine, a furia di strafalcioni e gesti, ci capiamo sempre. I guai cominciano in Inghilterra o negli Stati Uniti dove sparano le frasi a raffica...

E le malattie?
Né io né i miei compagni abbiamo mai contratto una malattia esotica. Ho sofferto di otite in Vietnam, di influenza a Calcutta, raramente di diarrea per un giorno. Ho perso per debilitazione ben poche uscite, molte meno che per lavare i panni nelle lavanderie a gettone!

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E i pericoli?
Le persone per strada nei paesi poveri sono semplici, sorridenti e disponibili. Basta porsi in modo educato e cordiale, da pari a pari, e si è contraccambiati al rialzo. Allo scopo evitare i furti (sempre possibili) il passaporto, le carte di credito e i contanti li metto in tasche con cerniera cucite all’interno dei pantaloni e della canottiera. Questo serve anche per non smarrirli. Tentativi di borseggio (o furti di spiccioli nelle tasche esterne) si sono verificati solo in Italia e in 3 paesi dell’America Latina. In oltre 100 paesi del mondo è andato tutto liscio.

E la spesa?
Meno del previsto. Occhio e croce dai 30 ai 90 euro al giorno. Non si va in rovina.

Basta. Vi lascio ai racconti che sono più brevi e divertenti di questo pistolotto. Leggeteli uno per volta, leggetene almeno uno!

Ringrazio tanto l'amico FLAVIO DELLEPIANE che ha messo il sito on-line con un lavoro puntuale e prezioso.
Vi suggeriamo di aprire MONDO BUFFO con il COMPUTER (o il tablet) invece che con lo SMARTPHONE.
Il PC vi mostra le PAGINE ORIGINALI, con il giusto rapporto testo-foto, proprio come le abbiamo ideate.